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Cavolo alla diossina a Caivano: valori 700 volte superiori alla norma

Fotografato da Mauro Pagnano un ortaggio scuro e inodore, poi sequestrato e fatto analizzare. Zinco, ferro e stagno presenti in maniera spaventosa, fino a 200 volte sopra i normali valori

Sarebbe una perfetta storia dell'orrore per spaventare i bambini se non fosse la realtà nuda e cruda.

A Caivano crescono cavoli che possono uccidere. A fotografarne uno in un campo coltivato è stato il fotoreporter Mauro Pagnano.  Un ortaggio quasi nero, dall'aspetto orribile, che tutto sembra tranne che qualcosa di salutare da mangiare.

Il cavolo 'nero' è stato poi sequestrato dalla Forestale insieme agli attivisti dell'associazione 'Una Voce per tutti'  e Pagnano l'ha portato ad esaminare in laboratorio. Le analisi hanno dimostrato la pericolosità dell'ortaggio scuro e senza odore: zinco, ferro e stagno sono presenti in maniera spaventosa: " Il limite è di 0,20 mg/kg, nel cavolo il valore era 208,50mg/kg. Il valore del ferro nella norma è 0,20 mg/kg, nel cavolo 53,1. Lo Zinco? Il limite è 0,20 ma il valore da noi registrato era 36,24" spiega ancora il fotoreporter in un'intervista rilasciata a Marco Marzano di Parallelo 41.

 Anche i livelli di diossina (rilevati da successive analisi richieste dalle forze dell'ordine) lasciano senza parole: addirittura di 700 volte superiori alla norma.

Valori che fanno spavento perché si tratta di sostanze estremamente pericolose per l'organismo umano. Come c'era da aspettarsi, visti i risultati derivati dalle analisi del cavolo sequestrato, anche le analisi compiute sul terreno hanno dato esiti spaventosi, tanto spaventosi, racconta ancora Pagnano, da far 'impazzire' le strumentazioni, che hanno richiesto un 'reset' per completare gli esami. Insomma è quella che si definirebbe 'una cosa mai vista'.

Se questi ortaggi siano arrivati ai mercati non si sa e quindi il fotoreporter non vuole creare allarmismi (resta l'indubbia rilevanza di questa ennesima scoperta di abominevole inquinamento ambientale e del pericolo per la salute pubblica), quel che è certo, si legge ancora, è che quei terreni sono stati spesso scenario di roghi tossici, di rifiuti (probabilmente anche speciali) dati alle fiemme.

Pagnano chiude l'intervista per Parallelo 41 ricordando che in quel campo non tutti i cavoli erano scuri, ma di certo, anche quelli apparantemente 'normali' dovevano avere pressapoco gli stessi livelli di sostanze pericolose. E questa è la cosa deve fare maggiormente riflettere.

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